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Stefano Pierucci, autore tra i più sconosciuti, ha al suo attivo alcuni capolavori della letteratura che non sono mai stati scritti né tantomeno pubblicati ma, assicura lui, sarebbero stati bellissimi se solo li avesse scritti ma purtroppo aveva da fare.
In questa pagina sono raccolti alcuni piccoli componimenti, in rima e non, raccolti durante diversi anni. Un raccontarsi in versi scarsi.


Quando

Quando non dici t'amo
lo dice la tua pelle.
Quando non dici t'amo
lo vedo dalle spalle
curvate e un po' nascoste.
Quando non dici t'amo
lo vedo tra parentesi
nel sugo della pasta.
Quando non dici t'amo
mi siedo sulle virgole
della vita mia che 'attende
chè quando dici t'amo
la luce si riaccende.


40 Passi
Ti capita talvolta d'aver dimenticato
qualcosa sulla strada, tornar da dov'è caduto
e riprendere il cammino da dove è cominciato.
Così 40 passi, io sì li rifarei
Insieme a te, per non lasciarti mai.


Degenza

Quanto costano i tuoi baci
Quanto pesa quel tuo sguardo
Te ne accorgi quando è assente.
Tutto il resto conta niente.


BILLY
Ci son cose che ho da dirvi
ci son facce da spiegare
Tutti i lividi del giorno
Aspettatemi là in fondo,
chè la dietro non ci torno


Maschio
Per fortuna che son maschio
Dico spesso "Li mortacci"
batto il cinque con lo scrocchio
Il cellulare nell'orecchio
e il tatuaggio con il teschio.
Alle sette c'ho il calcetto
poi la cena con gli amici.
Col furgone dell'impresa
vado a zoccole e bisex.
Torno a casa per le cinque
giusto intempo pel Gran Pre'.
Quattro schiaffi al ragazzino
che disturba il riposino
alle 12 il Corriere, la Gazzetta ed un caffè.
Poi le paste e giù in campagna,
mio cognato fa il purè.
A un minuto dalla fine
segna l'Inter, dannazione.
Vado a casa e , porco dinci, nel parcheggio non c'è posto
Dove va la carrozzella, io ci metto il mio gippone.
Dopotutto nella testa, oramai mi cresce il muschio,
MA che importa, per fortuna che son maschio!

 

Presente
E come una parola che attende d'esser detta
pazientemente aspetto il turno mio.
Coraggio, non c'è fretta

 

Buoni propositi
Un passo dopo l’altro
mi dimentico di chi
ha fatto finta di vivere per me.

 

Buoni propositi 2
Teniamoci per mano
chè la vita sa di mare
lo scoglio è ormai lontano
mettiamoci a nuotare

 

Figlio
Sospeso tra l’ospite e il miracolo
sì rapido e poliedrico germoglio
è cagion di gioia e quantunque maraviglia
saper disteso su quel soffice giaciglio
alcun ch’abbia faccia di mio figlio.

 

Nuovi arrivi
..sì come goccia fa volume al mare
lo pensier tuo non darìa conforto.
Al mondo no, ma a noi due di certo.

 

Figlio 2
.e l’animo non m’ebbe lasciato d’improvviso
se a guisa di caval fuggire al trotto
vedea la quiete andar, tutta d’un tratto.
Ne mai mi dolsi alfin, seppur l’ho fatto
che ‘l sonno sì interrotto abbia l’effetto
del turbine furioso e al cielo inviso.
Non bramo altra tenzon, l’appoggio al petto
e mi lascio ripagar del suo sorriso.


Sarò
Sono l’acqua che ti lava la mattina,
sono il latte che ti bevi giù in cucina,
sono l’aria tumefatta all’Anagnina,
sono l’ansia di una multa in doppia fila,
sono il caldo che ti avvolge a mezzogiorno,
sono fretta che ti dice adesso torno,
sono il freddo di un inverno troppo presto.
Non temere,
finché esisto
sarò sempre tutto questo


40 anni
m’andrebbe di sognar di donne nude
di amor, di cavalieri e audaci imprese.
Ma ahimé, laggiù, più non mi prude.
In silenzio mi voltai, e morfeo mi prese.

 

Dichiaratio
...e io t’amo
quando ciondoli coi piedi.
...e io t’amo
se mi rubi l’altro ieri.
Troppo soffice il rumore dei tuoi passi
che, silenziosi
m’abbandonano in cucina.


Ripensarci
Perciò lo senno mio vola sì basso
e a dipanar li nodi sia ‘l più lesto
‘ché vedo di lassù a segnar lo passo
inutili pensier girarsi addosso
pigiati come son lumache in cesto.


Un regalo
Regalami un sorriso
così di tanto in tanto
poggiato di traverso
su quel tuo volto assente.
Poi lascialo cadere.
Lo coglierò da dove,
piegato come un ramo
che l’aria ha appena scosso,
si scuote lievemente
dicendomi che t’amo.


Due
Qualcuno che l’inverno è già passato
Qualcuno che s’è tardi m’ha aspettato
Qualcuno che sia sempre il benvenuto
Qualcuno che non abbia immaginato
Alcun che sulle gambe abbia tenuto
e corra svelto fidando sulle sue.
Qualcuno l’ho trovato
anzi due....


Al contrario
..si’ come il bue fa con l’aratro
a rincontrar l’opera sua,
così fec’io, volgendomi all’indietro
e mirando quella mia.
Perciò lo guardo mio si fece serio
scoprendo sino a qui
d’aver letto della vita
le istruzioni all’incontrario.


Rimpianti idraulici
Le parole che non hai sentito.
Le carezze che non t’ho mai dato.
Son come l’acqua ch’è passata,
le berrai da un’altra fonte.
Non temer non t’ho lasciata.


Chissà
Chissà cos'hai lasciato per me che son venuta
i piatti ancora sporchi della festa già finita,
il nero della spiaggia di un'estate ch'è passata.

Chissà se m'hai lasciato una giornata colorata
un foglio da riempire, una matita già spezzata,
l'odore di un vestito che tu non hai indossato.

Chissà cos'hai lasciato per me che m'hai voluto
forse l'ultima parola di un libro che tu hai letto,
forse l'ultimo secondo di un sogno che tu hai fatto.

Non so cos'hai lasciato per me della tua vita,
sarò solo una virgola tra i punti della tua,
ma graffierò la mia, finché non è finita.


Manifesto programmatico
Non desidero tempesta
che scuota le mie vesti.
Ma un placido sospir,
penso che basti.


Attesa
T‘attendo là, a quell’albero.
E intanto che tu passi
disegnerò una vita.

Disegnerò una favola,
il pane e la mollica,
tutto quello che t’accade,
la gioia e la fatica.

Disegnerò l’inverno,
il freddo e il mal di testa,
il vento di traverso,
tutto quello che ti basta.

Disegnerò l’estate,
il canto di un uccello
la calma e l’impazienza,
la febbre ch’è passata.

Disegnerò la mano
che ti prende sul più bello
che se piove c’ha l’ombrello
che ti stringerà domani.

T’attendo quì, tranquillo,
e come fiume coi suoi sassi
aspetterò. Aspetterò che passi.

 

Il giovane
Ho il cervello a vita bassa
e per giunta anche slacciato.
Un bel derby vittorioso,
due tre frasi lì a casaccio,
dei pensier nulla mi resta.
Dopotutto ciò mi basta.

 

Il passaggio
Che sia lieve il suo passaggio
e come neve il suo candore.
Ma di fiera sia ‘l coraggio
e del prode abbia l’ardire.

 

Viaggio in spagna
Or dirvi non saprei,
se ciò che accadde a’ tre gonzi e il lor scudiero
sia frutto d’invenzion oppur sia vero.
Ma ciò che agli altri avviene assai di rado,
ai nostri capitò, e io ci credo.

Trovaronsi così in landa desolata
che ‘l guardo vi spaziò dall’una all’altra braccia,
ma ahimé della beltà, non si scorgeva traccia.
V’era solamente una baracca screpolata
un cane quasi zoppo, una seicento abbandonata,
l’odore di latrina, tre sassi di traverso,
e un caldo da primato, da sudore c’hai già corso.

I nostri ormai scorati, per trovar consolazione,
decisero l’assalto alla pingue libagione.
Fu grande il lor sgomento, aprendo picciol sporta
veder tre noci appena e una banana mezza morta.

Fu certo un’ imprudenza
riporre la fiducia in tale bellimbusto
che disse “ porto io, lo cibo in abbondanza!”

Ohibò, si lagno il grosso, col ventre in gran trambusto,
se avessi dato retta al prestante dipintore,
per noi solo Carchitti, e solo per due ore!

 

Tranquilli
Perciò mi pongo a dimandar
se il riso mio sia di sollazzo o cagion di turbamento
pe’ l’anni che verranno. Seguitar dovete, o volti miei adorati.
Pria che n’abbiate ‘l senno, ti volti, e son passati.

 

Voglia de lavora'
Lontano sia da me l'affanno e la fatica,
il tedio del lavoro, la noia che gli è amica,
i gol della domenica, la macchina sparita,
la fretta che ti mette la mètro già partita.

Lontani siano l'ansia, gli inganni ed i dolori,
vorrei tirar di picche se in terra regna fiori.
Tenetela per voi 'sta rosa gia appassita,
son qui, scusate tanto, per godermela la vita.

 

Leggero
Leggermente cado
sul rumore delle foglie,
fresco o stanco io ci resto.
Non voglio certo un altro posto

 

Gita in malga
Fu il fato che portò, quel giorno i nostri eroi
dinanzi a una malghetta con rose e gelsomino.
In essa v’alloggiava un rude contadino,
sua moglie, brutta assai
e un orso per bambino.
Toc Toc siamo noi! Bussò la speranzosa. .
Bondì, rispose il burbero, con sguardo malandrino.
Fu un attimo e bollì la parte più gustosa
e l’orso si spartì il resto del bottino

 

Prima o poi
Saperti ormai a pezzetti
mi rende coraggioso.
Sì fiero ed indolente
conosco il mio destino.
M’accorgo ch’è imprudente
lasciare che sia un altro
a far fuori la mia vita.
Pria che giunga tardi
voglio sia finita.
E lo faccio da me.

 


Spleen
Ti vidi passare
attraverso la porta appena aperta,
attraverso il rumore dei tuoi passi.
attraverso l’ombra che facevi.
Ti vidi cadere
attraverso lo stipite mai chiuso,
attraverso il lamento dei coperchi,
attraverso il silenzio dopotutto.
Ti vidi morire
e non ti vidi più.

 

.In America voglio andar...
.e mai lì v’arrivò, il Casarin birbante
sul suol che’l bel Colombo vide innanzi
giacché un pisolo profondo appen partito
portorlo per isbaglio ‘sì distante.

Non v’è favella che, seppur ardita,
darà ragion del fatto et ogni cosa
tant’è che ‘l Casarin girò ‘sì ‘n tondo,
che trovossi il dì seguente sotto casa.

Rivolto il guardo in sù come in un sogno
udea dal suo porton rumor di festa:
- Deh amor - gridò alla donna - aprimi tosto!-
- No grazie - ella rispose alquanto lesta,
- di stracci od alcunché non v’è bisogno!-

Or tristo e colto allor, da leggera suspicione,
si mosse svelto il pie’ del prode viaggiatore
e va a cercar del Francesco la magione.
Ma s’ode innanzi l’uscio l’identico rumore
similemente a chi, vol trovar consolazione

 

 

 

Stefano Pierucci
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